Il metaverso aiuterà il mondo della consulenza?

La parola metaverso risulta essere tra le più cercate nel web in molti Stati tra il 2021 e il 2022. L’interesse verso questo tema, a differenza di molti altri hype del momento o di avvenimenti di cronaca, di politica o dello spettacolo, dà l’impressione di avere una durevolezza destinata a consolidarsi. Il motivo per cui questo tema suscita così tanta curiosità è probabilmente legato al nostro vissuto recente (in particolare faccio riferimento alla pandemia da poco conclusasi) e alle nostre abitudini comunicative: “l’ecosistema metaverso” ha tutte le potenzialità di cambiare le nostre vite.

Così come negli anni ‘90 i telefoni cellulari hanno cominciato a plasmare il nostro modo prima di comunicare e progressivamente di vivere le relazioni con gli altri, allo stesso modo si prefigurano gli effetti di questo network immersivo formato da tecnologie che permettono di introdurci in una nuova realtà.

Sull’evoluzione del web e sulle implicazioni di tutto ciò nella quotidianità dei singoli e delle società sono stati scritti fiumi di parole, e molto altro ci sarà ancora da studiare e da dire in quanto implica una complessità in continua evoluzione per i comportamenti umani. Il quesito che ci poniamo, e che incontra l’interesse di imprenditori e lavoratori è il seguente: in che modo il metaverso impatterà sul mondo delle imprese?

 

Rivoluzione o semplice evoluzione?

Così come per l’avvento di internet o dei telefoni cellulari, sorge spontaneo chiedersi se il metaverso innescherà una rivoluzione che accompagnerà tutti i fruitori verso un sistema nuovo o se si tratta di una naturale evoluzione di quanto già conosciamo. Tra le prospettive più recenti, complete e ricche di dettagli troviamo l’interpretazione di Lorenzo Montagna fondatore di seconda-stella, società di consulenza nel settore delle tecnologie esperienziali. Nel suo ultimo libro “Metaverso Noi e il Web 3,0”, pubblicato nel 2022 da Mondadori, l’autore indaga la rivoluzione culturale, economica e sociale del metaverso seguendo la metafora del viaggio, un percorso decennale verso una nuova dimensione digitale.

Montagna ritiene, come altri osservatori del fenomeno, che difficilmente sarà un percorso “tutto subito”, bensì un procedere a livelli, un viaggio appunto, tra tecnologie abilitanti ed immersive che ci permetterà di entrare in una realtà virtuale. Al momento, nonostante le promesse siano molte, ben poche aziende stanno investendo nel metaverso.

Il mondo del retail, e più specificamente il settore fashion, sembra essere il più ricettivo ma sono ancora pochi i brand che si muovono con chiarezza verso una o più direzioni nette anche se opposte tra loro; per citare due opposti: Nike è orientata verso il pubblico del gaming mentre Adidas punta a portare il cliente nel proprio mondo affinché partecipi anch’esso alla creazione del proprio stile.

 

Quali applicazioni per il business?

È probabile che si svilupperanno nei prossimi anni applicazioni “pratiche” del metaverso nel mondo del business. In questa sede, è interessante focalizzarsi sui possibili risvolti per il settore della consulenza aziendale, sulle possibili applicazioni nei processi e sulle implicazioni per lavoratrici e lavoratori. Siamo convinti che ci saranno molte opportunità per semplificare ed ottimizzare alcune delle attività che riguardano il supporto e la guida dei clienti verso l’eccellenza operativa. Al momento le tecnologie che maggiormente si stanno sviluppando per il business sembrano esclusivamente orientate verso la realtà aumentata, ovvero un’integrazione tra realtà fisica e mondo digitale dove viene potenziato il mondo sensoriale attraverso dispositivi tecnologici.

 

Le differenze tra metaverso, realtà aumentata e Web 3.0

Va ricordato, però, che l’AR non è il metaverso e nemmeno il Web 3,0: è una tecnologia abilitante ma non una realtà immersiva sostitutiva, semmai complementare. Riporto per chiarezza la definizione di Montagna di metaverso: “…è un mondo digitale, fatto di spazi, aperti e condivisi, in cui ci muoviamo fisicamente, in prima persona o rappresentati da avatar, per trovarci con altre persone, per interagire con loro, con gli oggetti e con gli ambienti circostanti…”.

La realtà aumentata potrebbe dare un forte contributo a farci immergere nella prospettiva di un nuovo layout di stabilimento, o magari aiutare, con strumenti wearables, ad aumentare sicurezza ed efficienza dei lavoratori. Esempi virtuosi del successo di applicazioni di AR si trovano in diverse realtà manifatturiere come Boeing, nel comparto sanità e altri settori dell’industria.

Ci sono due aspetti sui quali rimangono aperti dei quesiti: la comunicazione e la visione d’insieme.

 

La complessità della comunicazione non verbale

In merito alla comunicazione abbiamo quasi tutti sperimentato l’esperienza del telelavoro traendone lezioni importanti, vantaggi ma anche difficoltà. Nello specifico quando si parla di comunicazione bisogna ricordare che solo una piccola parte è rappresentata da ciò che diciamo; buona parte è invece il risultato del prodotto di linguaggio non verbale e paraverbale. La comunicazione si basa principalmente su linguaggi non verbali: il 38% del messaggio comunicativo arriva all’interlocutore tramite tono, ritmo e volume (comunicazione paraverbale) mentre il 55% da segnali fisiologici, gestualità, prossemica e postura (comunicazione non verbale). Per quanto gli avatar nella realtà virtuale possano essere realistici, imitando la realtà attraverso sensori comunicanti con l’intelligenza artificiale, come potranno far emergere con completezza quanto nelle normali relazioni dirette viene trasmesso consapevolmente o meno? La comunicazione non verbale deriva in buona parte da comportamenti inconsci; per quanto possa essere complessa, l’intelligenza artificiale potrà stare al passo con la nostra mente?

La comunicazione non verbale è molto importante nella gestione di un team e negli incontri one to one, a livello individuale così come in quello organizzativo. Le espressioni dei volti e l’atteggiamento corporeo possono far comprendere molto, a chi ha un occhio attento, riguardo al clima che si respira in un ambiente di lavoro. Molto più di quanto traspare dalle parole che vengono pronunciate. Il linguaggio attraverso le parole non potrà sempre essere sufficiente per stabilire un rapporto limpido tra persone che collaborano al raggiungimento dei medesimi obiettivi.

 

La necessità di una visione d’insieme

Per “visione d’insieme” si intende la capacità di cogliere il processo nella sua complessità, non solo il dettaglio di un determinato problema, di una fase di lavoro, di un fatto.

I processi non sono il risultato della semplice addizione di elementi singoli, semmai possono paragonarsi al moltiplicarsi di numerosi fattori di input che nel loro avanzare generano un fine. Nei singoli elementi, generati da qualsiasi input o, ad esempio, in una fase di lavoro possiamo evincere molta variabilità (mura), che è madre di tutti gli sprechi (muda). Quello che accade tra le fasi di un ciclo di lavoro che genera valore aggiunto tende a impiegare tra il 70 e l’80% del tempo, perciò potremmo arrivare alla condizione di avere una lavorazione iper efficiente ma circondata da enormi sprechi.

La consapevolezza di questo fenomeno non è sufficiente ad eliminarne le cause: è necessario un intervento sistematico, un cambio di paradigma mentale che abbia risvolti attuativi. Come sarà possibile programmare una realtà, aumentata o virtuale che sia, che colga non solo il “tempo a valore” ma la sua intera complessità? Il valore di “essere nel gemba”, dove accadono le cose, risulta al momento una sfida quotidiana: molto spesso, infatti, immaginiamo o ipotizziamo ciò che succede essendo fisicamente distanti dal luogo in cui si verifica il fatto. Se il metaverso o una delle tecnologie del Web 3.0 volessero raccogliere una sfida che incida significativamente nei bilanci aziendali, potrebbe essere quella di facilitare il distacco spaziale tra management e processi. Al momento rimane difficile immaginare che si possa emulare il gemba senza inciampare in una visione distorta e dimenticare la visione completa del processo.

 

Dal prodotto al processo

Il viaggio del metaverso, per citare Lorenzo Montagna, si annuncia lungo e non privo di insidie. Il punto di arrivo, per quanto riguarda il business, sembra ancora annebbiato e molto orientato sul prodotto piuttosto che su come questo venga realizzato. Sarà sicuramente interessante capire se oltre alla tecnologia si evolverà anche il focus, e se si orienterà verso il processo.

Noi di Inproov, in qualità di professionisti della consulenza, siamo impegnati nello sforzo di integrare le opportunità offerte dai nuovi sviluppi del metaverso e delle altre tecnologie di realtà aumentata con quelle competenze tecniche e relazionali che non si possono che sviluppare nel gemba, tra le persone in carne ed ossa.

 

Fabio Raoni Trombetta

 

Bibliografia

Castellss M., Galassia intenet, Oxford, 2001
Caudell T., Mizell W., Augmented Reality: An Application of Heads-Up Display Technology to Manual Manufacturing Processes. Da Boeing Computer Services, Sereach and Technology, 1992
Lazzarin D., Porter: «Con la realtà aumentata colmeremo il gap tra mondo reale e mondo digitale», 2018.
Montagna L., Metaverso Noi e il web 3.0, Verona, 2022
Mehrabian A., Nonverbal Communication, Chicago, 1972
Womack J.,Gemba Walks, Milano, 2011

 

Immagine di Freepik

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